Via Crucis, una donna russa e una ucraina portano insieme la Croce.

Ci sono immagini che parlano da sole, che non hanno bisogno di tante parole e si traducono in un unico sentimento. Come questa foto scattata a Roma durante la Via Crucis, che da quest’anno è ritornata al Colosseo dopo due anni in cui impazzava il pericolo di contagio Covid. Due donne, una russa e l’altra ucraina portano la Croce guardandosi negli occhi. Sguardi che sincrociano e sono eloquenti nel determinare il desiderio di pace, di fratellanza e la voglia di urlare “basta” – basta con la guerra, basta con le uccisioni dei militari, il genocidio di civili, degli innocenti, delle decapitazioni di donne e bambini, basta con i cruenti scontri che producono odio e si allargano a macchia d’olio. Un’immagine forte, una fotografia da brividi che ha fatto accapponare la pelle e che il mondo cattolico cristiano ha fatto propria nella sua chiara traduzione di preghiera, di perdono davanti a Gesù Cristo. Sì, proprio quel Dio fatto uomo che è stato condannato a morte e costretto a portare la pesante croce prima di essere crocefisso. Un rito pasquale che mai come quest’anno ha assunto il suo significato profondo di ingiustizia, di sofferenza e di morte proprio mentre impazza la guerra tra Russia e Ucraina, in cui assistiamo ad immagini e filmati che raccontano la aberrante distruzione del popolo ucraino. Nel corso della Via Crucis è stato modificato il testo della XIII stazione” – spiega il portavoce vaticano Matteo Bruni “Di fronte alla morte il silenzio è più eloquente delle parole. Sostiamo pertanto in un silenzio orante e ciascuno nel cuore preghi per la pace nel mondo. Si tratta di un cambiamento previsto, che limita il testo al minimo per affidarsi al silenzio e alla preghiera”. E così non solo nei 10 mila fedeli presenti al Colosseo, ma anche tra gli innumerevoli altri cattolici cristiani raccolti davanti alla televisione di tutto il mondo, si è creato l’umano sentire del dolore e forse anche dell’impotenza davanti a chi in questo momento ha in pugno le sorti dell’Ucraina e chissà, anche del pericolo che il mondo venga contaminato dal conflitto bellico attraverso le armi chimiche. Solo la speranza e la preghiera possono intercedere presso Dio che illumini una mente così ottenebrata da odio e malvagità, dove non può esserci nessuna spiegazione a tale abbruttimento. E in quella Via Crucis del Colosseo di venerdì 16 aprile 2022, in quella notte in cui siamo stati avvolti da tanti pensieri mistici e vibranti riflessioni che ci hanno portato verso l’umano sentire spesso disarmato da tanta oscurità, il nostro ricordo sarà per sempre scritto e immortalato in quello sguardo emblematico tra una russa e una ucraina che desiderano la vita, l’amore, la libertà e non la guerra, il pianto, il dolore, la morte e la distruzione. Questo, no. Che Gesù Cristo possa alleviare il peso di una croce davvero infinitamente pesante da portare.

Salvino Cavallaro

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